domenica 25 maggio 2008

"A te che sei il mio grande amore, il mio amore grande"

Guardo la foto di quando eri piccolo. I ricciolini biondi che ti circondano il visino, ribelli. Sono quelli di un piccolo angelo. Ora non ci sono più. Gli occhi piccoli e scuri. Le labbra tirate. Hai il broncino, in quella foto. E quell'espressione seria che assumi quando mi scruti, attento. Guardo quella foto per cogliere ogni minimo dettaglio. E mi chedo perchè ti amo. Quando me lo chiedi preferisco non rispondere, perchè l'amore è così, va preso, punto e basta, senza chiedersi perchè. Senti che qualcosa ti cambia dentro. Vorresti correre, urlare,gridare dalla gioia, ballare, cantare...e invece stai ferma, immobile. E aspetti che piano piano l'emozione ti penetri completamente, ti sommerga, ti abbracci. E quando sei a tal punto stordita da non ricordarti neanche più il tuo nome...bhè, allora capisci cosa è e come è strano l'amore. E', e basta. Non ci sono perchè. Ma oggi dobbiamo sempre rispondere a qualche perchè. Siamo indecisi e abbiamo bisogno di continue certezze, altrimenti ci perdiamo. Ma come è possibile chiedere un perchè all'amore? Come è possibile ridurre tutto il mondo, che si nasconde dietro a questa sensazione, a due brevi frasi? Per dirti perchè ti amo dovrei descriverti come mi sento quando ti vedo, quando ti sento, quando mi accarezzi, quando mi stringi fortea te... Ma anche questo non basta. Dovrei farti diventare me e farti provare ciò che sento io. Ma questo è impossibile. Guardo la foto e penso a perchè ti amo. Ti rispondo come faccio tutte le volte che me lo chiedi. Non lo so. O, meglio, lo so. Ma non so come fare a dirtelo. Sappi, però, che ti amo. Davvero.

It's a little bit funny this feeling inside
I'm not one of those who can easily hide
I don't have much money but boy if I did
I'd buy a big house where we both could live


If I was a sculptor, but then again, no
Or a man who makes potions in a travelling show
I know it's not much but it's the best I can do
My gift is my song and this one's for you


And you can tell everybody this is your song
It may be quite simple but now that it's done
I hope you don't mind
I hope you don't mind that I put down in words
How wonderful life is while you're in the world


I sat on the roof and kicked off the moss
Well a few of the verses well they've got me quite cross
But the sun's been quite kind while I wrote this song
It's for people like you that keep it turned on


So excuse me forgetting but these things I do
You see I've forgotten if they're green or they're blue
Anyway the thing is what I really mean
Yours are the sweetest eyes I've ever seen


Elton John

lunedì 19 maggio 2008

Sindrome da 14. "Fenomeno di massa".

Sono appena tornata a casa. Stanca. Molto. Assonnata. Altrettanto. Ma soprattutto incredula. Sì, incredula. Perchè... Esco dalla biblioteca dopo un'oretta di sano studio con Luca e Daniele e decido, inconscia del grave errore che avrei commesso, di aspettare un 14. Sono le conque, penso. Non ci sarà molta gente, spero. Avevo ragione. Il 14 arriva ed è quasi vuoto. Tiro un sospiro di sollievo. Mai fermarsi alle apparenze!! il 14 piano piano si riempie. E' un po' come un cassetto pieno di cianfrusaglie. All'inizio aspetta. Poi inizi a riempirlo, prima in modo ordinato, poi stile piattiin una credenza. Poi arriva il momento in cui ti trovi tra le mani le cose più assurde e ti chiedi: "dove le metto?" Nel cassetto! E il cassetto diventa pieno, stracolmo, si rimpinza, sta per esplodere...Ecco, è così, il 14. Ora, immaginiamo che le cose possano parlare. Cosa direbbero se si trovassero in quel cassetto pieno di cianfrusaglie? Le persone impazziscono. Anzi no, è peggio. Tirano fuori tutta l'aggressività che si tengono dentro. E iniziano ad infamare gli altri. Così. Gratuitamente. Sindrome da 14. E' una sorta di valvola di sfogo, che ti permette di scaricare tuuùtte le tua ansie e i tuoi problemi urlando contro l'autista che va troppo piano o troppo veloce, sbraitando contro la persona che ti sta di fianco e che, per puro caso, ti ha pestato un piede, tirando spintoni e gomitate per scendere prima deglialtri, trascinando gli altri con sè pur di avanzare dimezzo millimetro e guadagnare un po' d'aria sul famigerato ataf dell'inferno!! Incredula. Animali. Animali. Che lottano per la sopravvivenza. Bestie. Che tirano fuori le grinfie per difendre il proprio territorio. Violenti. Siamo violenti e costantemente arrabbiati ù, quando saliamo sul 14. E siamo tanti, troppi. L'insofferenza cresce e diventa una sorta di "fenomeno di massa". Massa. Ecco quello che siamo. Pericolosissima massa. Ho sempre criticato il modo in cui Manzoni viveva la massa. Ora non posso che dargli ragione. Nella massa l'individuo perde il propiro senno, perde la propria regola e la propria sensatezza e si identifica con l'idea degli altri. La massa è informe. E protegge, dannatamente. Non puoi darela colpa all'indiuviduo, in queste situazioni, ma dai la colpa alla massa. In generale. Non ragiona, la gente, quando fa parte della massa. Sindrome da 14. Fenomeno di massa. L'individuo entra nel 14 e perde la sua identità per confondersi con la massa. E questo permette di uscire fuori dalle regole del vivere civile. Di dare sfogo alla violenza.

sabato 17 maggio 2008

Parole senza senso...

Pensiero. Distorto. Malato. Agonia. Morte. Vita. Amore. Gioia. Sole. Mare. Barca. Vela. Aquilone. Mary Poppins. Spazzacamino. Buio. Notte. Stelle. Fata. Peter Pan. Bambini. Vietnam. Guerra. Sangue. Ferite. Cicatrici. Dolore. Sensazione. Emozione.

Qualcuno è tanto pazzo come me da volere provare a continuare questa folle catena??
Che poi tanto folle non è, se uno ci pensa... Ad esempio, ho sempre collegato la morte e il dolore alle emozioni e all'amore...sembra strano. E' strano...forse no, se uno ci pensa bene.
Mi piace costruire catene di parole. Inizio per gioco, una parola tira l'altra per associazione di idee e di pensieri, poi le rileggo...e rifletto...mi serve per capirmi un po' di più, per conoscermi un po' meglio...
Allora?? Io aspetto le vostre parole...

domenica 11 maggio 2008

...silenzio...

Non ci posso ancora credere. O forse non ci voglio credere. Sembrava tutto perfetto. Forse era tutto troppo perfetto. Così arriva. E distrugge. Una bastonata tra capo e collo. Ti spiazza, una notizia del genere. Tumore allo stomaco. Forse non operabile. Se anche lo fosse il cuore non sopporterebbe l'operazione. Pochi mesi di vita. Nonno...perchè? E ora? Cosa si deve fare? Come dobbiamo comportarci? Cosa dobbiamo dire? Dove dobbiamo andare?
La lontananza peggiora la situazione. E' come vivere tutta la situazione attraverso un telefono, attraverso i racconti di zia. E questo è ancora più terribile. Partiamo. Non partiamo. Indecisione. Mio nonno non sa niente. Indecisione. Aspettiamo. Ma qui è tremendo. Ogni telefonata ci fa tremare. Ogni messagio ci fa sospirare. Sospesi. Siamo tutti sospesi, e attendiamo. Cosa?, mi chiedo. Non lo so. O forse sì. Comunque è l'unica cosa che possiamo fare. Attendere.
Parlo con la Cate. Mi fa sempre bene parlare con lei. Lei affronta con me i problemi, non si limita ad osservarli da lontano e a provare solo un senso di pena.Non si lascia scivolare addosso i miei dolori. No, lei vive con me le paure. E' questo che mi piace della nostra amicizia. E' vera. Ma ora anche lei non sa cosa dire. Le vengono le lacrime agli occhi. Ma non vuole, si vede. Ha paura anche lei, come me. Ma non vuole che io veda la sua paura nei suoi occhi. Non vuole. Mi stringe forte la mano. E' il nostro modo di comunicare quando non sappiamo cosa dire. Perchè, ora, nessuno sa cosa dire. Cerchiamo di andare avanti. Sperando. Ma a volte il silenzio è insopportabile.
Vorrei piangere per liberarmi da questo senso di oppressione. Ma non ci riesco. E non voglio. Sarebbe come ammettere che è tutto finito, che non c'è più speranza. E anche se i medici dicono che, in fondo, non c'è più speranza, io non ci voglio credere. Vorrei fare finta di niente. Dormire. Svegliarmi. E scoprire che va tutto bene.
So che non può essere così.

giovedì 8 maggio 2008

Umiltà...

Ero in treno, oggi. Non c'è posto migliore del treno per pensare alle cose più strane. Vedi gente di tutti i tipi, noti un particolare e subito ti perdi nel labirinto dei tuoi pensieri. Ero in treno. E ho pensato all'umiltà. Mi sono chiesta cosa fosse davvero l'umiltà e perchè ci sono solo poche persone che riescono ad essere umili...
Mi è venuta in mente una canzone, una delle mie preferite...
...una canzone per spiegare l'umiltà...

Via del Campo c'è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa.

Via del Campo c'è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina.

Via del Campo c'è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano


e ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano.

Via del campo ci va un'illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone è chiuso.

Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior...


Fabrizio de Andrè.

Grazie.

domenica 4 maggio 2008

Ad un'amica...

Voglio raccontarvi una storia. Anzi, no. Voglio raccontarvi la mia felicità. Lo farò in modo strano, in modo diverso, permettendovi di entrare nei pensieri che affollarono la mia mente una sera, di pochi giorni fa. Ascoltate...

Siamo a cena fuori. C’è anche lei. È strano. Di solito non viene mai a cena fuori con noi dopo l’esperienza che ha affrontato. È bella, molto. I capelli neri ricci le abbracciano il volto, gli occhi scuri sono velato dagli occhiali, il sorriso è tornato a rendere ancora più bello il suo volto…ma forse quel sorriso non se ne era mai andato. O forse sì. Due anni fa. Non le piace parlare di questo. Si limita a fare finta che non sia successo niente. Chiede che nessuno parli della sua malattia, ora sta bene. Mangia piano, questo dettaglio le rimasto. Mangia lentamente, e ride. Sembra essere felice. Non so cosa le passa per la testa, mentre ride felice e mangia, piano. Non lo so. Ma mi piacerebbe chiederglielo. So che le farà male, e non lo faccio. La guardo. È bella, molto. Mi chiedo come abbia fatto a vergognarsi del suo corpo, un tempo. Mi chiedo cosa l’ha portata a volere cambiare, a volere sparire. Ho avuto paura che fosse stata anche colpa nostra, dei suoi amici. Dove eravamo noi quando lei soffriva? Eravamo con lei ma non ci siamo accorti di niente. Dimagriva a vista d’occhio. Anche noi abbiamo avuto paura, ma non sapevamo come comportarci. Poi è arrivata la psicologa, le pillole…noi dove eravamo? Con lei, che non si faceva toccare, che non voleva uscire, chevoleva sparire…
Mangia, piano, ma mangia…è bello vederla sorridere. Ora sta bene…non so chi dobbiamo ringraziare…i dottori, i genitori, noi amici che abbiamo provato a vivere questa situazione con lei, forse dobbiamo ringraziare Dio…tutti dobbiamo ringraziare, perché lei ora sta bene…
Mangia, lentamente. È felice. Ha vinto.

Questi sono i pensieri che affollarono la mia mente, una sera di pochi giorni fa... Li ho voluti condividere con voi. Non so perchè. Potevo anche non farlo...

venerdì 2 maggio 2008

...paura...

Guardo l'e-mail con il modulo per Nuvola che mi ha mandato l'Irene. Provo a compilarlo ma non ci riesco. Ho paura. Mi chiedo perchè. Perchè non riesco mai a fare quello che vorrei? Perchè devo essere bloccata dalla paura di sbagliare? Perchè devo avere paura della paura, sempre, ogni cosa che faccio? Non so. Sono fatta così. Ho bisogno di tempo, ho bisogno delle mie piccole certezze, del mio mondo incantato...la novità mi spaventa, mettermi in gioco mi spaventa...
Non mi sopporto. Non sopporto di dovere rinunciare alle esperienze della vita solo perchè mi devo far sopraffare dall'insicurezza. Mi sento sempre inadeguata. E mi accorgo che, a volte, uso questo lato del mio carattere come scusa. Una stupida, schifosa, infima scusa! Per non lottare contro di me. Perchè ho anche paura di perdermi! Perchè sono fatta così? Perchè non riesco a fare vivere quella parte di me che vorrebbe fare tanto, che vorrebbe regalare tanto, che vprrebbe vivere? Perchè deve sempre prendere il sopravvento l'ansia, l'indecisione? Voglio fare il clown ma ho paura. Di che, mi chiedo? Non lo so. Ho paura di non essere all'altezza. Ho paura di non sopportare il dolore degli altri. Ho paura di non riuscire a confrontarmi con le paure degli altri. Ho paura di non riuscire a essere serena. Ho paura che ogni mio minimo gesto possa mandare a scatafascio l'"equilibrio" del mondo...
Guardo l'e-mail di Nuvola. Dopo questo sfogo fa un po' meno paura.